Quando mi lamento del mio lavoro, del fatto che sono oggettivamente murata viva di cose da fare (tutte urgenti, tutte prioritarie) e che spesso e non volentieri mi ritrovo con il fiatone (e lavoro seduta a una scrivania, questo per farvi capire…), immancabilmente mi sento rispondere: “Ma ringrazia che, di questi tempi, hai un lavoro”.
Già. Il lavoro. Chi non ce l’ha, lo cerca (e di questi tempi è già un lavoro cercare un lavoro), chi ne ha uno si lamenta perché deve lavorare per due, a volte anche per tre, perché le aziende faticano a sbarcare il lunario e non ci sono soldi per assumere altro personale.
Come mi ritrovo a dire spesso, fino a prova contraria io una sono e una rimango, e se avessi trovato il sistema di duplicarmi, beh ora probabilmente non sarei qui, probabilmente lavorerei alla Nasa.
Il problema principale è che amo il mio lavoro. Nonostante il carico spropositato che mi grava sulle spalle e nonostante spesso sogni di fuggire all’estero portando con me solo un costume e un paio di ciabatte, alla fine non riesco a non metterci l’anima e il cuore.
E questo perché ho avuto la fortuna – o la sfortuna? Sinceramente non l’ho ancora capito bene… :), di trovare esattamente il lavoro che avevo sempre sognato di fare. Volevo lavorare scrivendo e il primo vero lavoro che ho trovato è stato proprio come redattore in una casa editrice.
Il risultato finale, della mia incapacità (momentanea?) di duplicare me stessa e della mia impossibilità (momentanea?) di immaginare me stessa a svolgere un qualsiasi altro lavoro in un qualsiasi altro luogo, è questo blog.
Ritrovatami a superare la soglia dei 30 anni, mi sono scoperta stanca di scrivere sempre e solo per gli altri, di stare sempre alle regole che altri mi impongono e di dover accettare sempre tutto senza poter dire la meravigliosa parola NO.
E così eccomi qui, pronta a tediare chiunque sarà così sventurato da seguire le mie vicissitudini lavorative e personali. 😉
Se questo fosse tediare …
Rinnovo i complimenti e colgo l’ispirazione.
Grazie!
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