Il mese di agosto, tra una settimana alla casa al lago, una settimana in montagna (in un appartamento dove il wifi era schermato e non prendeva) e il resto del tempo diviso tra lavatrici, spesa, cucina, ferro da stiro, organizzazione dei vari viaggi, lettura… insomma, è stato un mese a basso contenuto di internet.
E, vi posso assicurare, mi serviva proprio tanto.
Non so se capita anche a voi, ma io a volte mi sento un po’… imprigionata dal web, o forse sarebbe meglio dire condizionata dalla sua presenza.
Se ho una connessione internet, finisce che mi metto a controllare le notifiche, a rispondere ai commenti, poi controllo la posta elettronica (e ne ho tre di account), poi mi arrivano messaggi su Whatapp… e finisce che ci passo ore e nemmeno me ne accorgo.
Se a tutto questo aggiungete che sto attaccata a internet e al PC tutto il giorno per lavoro, allora capite bene che diventa abbastanza pensate da gestire.
E la cosa che mi preoccupa è che spesso mi capita, girando per la strada, di vedere qualcosa che attira la mia attenzione e il mio primo istinto sarebbe di tirare fuori il telefono, fare una foto e condividerla su un qualsiasi Social Network.
Mi viene già in mente anche il post da accompagnare alla foto. Allucinante!
Poi mi ricordo che il mio cellulare non scatta foto, non ha connessione internet ed è fatto solo per telefonare e allora niente, tengo in nota mentalmente quello che ho visto, ne parlo la sera con Andrea, lo racconto a mia madre per telefono, magari diventa un aneddoto da raccontare agli amici e, a distanza di mesi, chissà, potrebbe anche nascere un post per il mio blog.
Non riesco a capirne il motivo, ma l’immediatezza della condivisione online mi disturba. Quel continuo “vedo una cosa, scatto una foto, la condivido e via con i commenti” mi produce un fastidio quasi fisico.
In fondo resto una nostalgica delle serate in salotto a guardare le diapositive. Era bello, vero? Si invitavano gli amici o i parenti a casa, si montava il telone e si raccontavano le proprie vacanze.
E raccontandole agli altri, in pratica si vivevano di nuovo.
Mi ricordo ancora le foto dei gabbiani che mio padre aveva fatto dal traghetto, non ricordo più durante quale traversata verso una delle vacanze estive in famiglia.
Alla prima foto: “Dai, guarda che bello il gabbiano!”. La seconda, “Dai, guarda come vola”. La terza, “Guarda, con la luce del sole che cala, magnifica”… poi quando arrivavi alla foto gabbiano numero 72 mia madre sbuffafa, mio fratello dormiva ed era tutto un “dai, vai avanti veloce, basta gabbiani”. 😀
Le diapositive dei gabbiani sono entrate nella storia della mia famiglia insieme a tutte quelle piccole cose che, alla fine, ci rendono una famiglia.
Non lo so, continuo a pensare che la condivisione istantanea, quasi ancora prima di aver vissuto, da un lato ci avvicini e da un altro ci renda più lontani.
Prendo l’esempio dei miei ex compagni di classe del liceo, che frequento ancora oggi. Per tutta l’estate si sono mandati, nel gruppo su Whatapp, le foto delle loro vacanze, dei viaggi, delle cene trascorse fuori.
Certo, sono super informata, ma… perché? Non potevamo semplicemente viverci le vacanze e vederci a settembre, ognuno con il proprio bagaglio di ricordi, di emozioni e di foto?
Sì, lo so, sono una contraddizione di termini vivente. Da un lato vivo sui internet e dall’altro sono nostalgica del tempo in cui internet non c’era.
Forse dipende dal fatto che non sono una “nativa digitale”, che mi sono vissuta tutta la trasformazione tecnologica dalla macchina da scrivere al tablet e dai primi cellulari con l’antenna agli SmartPhone.
E di sicuro non tornerei indietro, però a volte mi piace stare senza internet e ricordami come funzionava il mondo prima… quando si apriva la cartina in macchina e occupava tutto il cruscotto e non c’era il segnalino “voi siete qui”.
E voi?
Voi cosa ne pensate?
Anche io non sono una nativa digitale e quindi ricordo con nostalgia il passato di certo più lento e più da raccontare! !!Quindi durante l' estate è stato bello vivere le cose a volte senza Internet con il puro piacere di essere lì! !!!Adesso si torna ai vecchi ritmi e non mi dispiace! !!!Che sia il mondo delle contraddizioni? ????Ciao! !!!
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Sicuramente la tecnologia aiuta, in tutti i campi, però andrebbe usata con criterio. In un mondo a volte troppo frenetico, sarebbe necessario prendersi delle pause, come fai tu. Dopo, forse, si riesce a dosare meglio e a capire pure che si vive bene anche senza esagerare di internet, whatapp ecc, che molto spesso anziché avvicinare, allontanano. Bacio
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Cara Lorenza,
perdona il ritardo della risposta, ma sono già tornata (come te) ai cari vecchi ritmi frenetici! E, come te, alla fine non mi dispiace del tutto. Forse, alla fine, la soluzione è cercare di trovate (tutto l'anno) una specie di equilibrio tra online e offline, tra frenesia e tranquillità, ritagliandosi spazi per se stessi (e per la coppia…).
Insomma, forse non siamo fatti di contraddizioni, forse siamo solo complessi! 🙂
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Sì, Claudia, hai ragione. Talvolta guardo le persone, per strada, sui mezzi pubblici, nelle macchine accanto e stanno sempre tutti con gli occhi fissi al cellulare. Ci sono delle volte che a momenti mi vengono addosso, per la strada, perché chattano mentre camminano. E io li osservo e li vedo così… isolati nel loro mondo online, così fuori dal mondo. Mi chiedo, a volte, quante cose si perdano continuando a guardare quel cavolo di piccolo schermo invece che il mondo che sta loro attorno. Mi verrebbe voglia di urlare loro addosso: “OOOHHHH! La vita è fuoriiiii!!!!”
Sono esagerata? Forse… chissà…
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Sì, hai ragione, la vita è fuori ma gli interessi commerciali sono sempre più “dentro” e ci trascinano verso i modelli di consumo che ci propongono. Gli uomini di marketing ci condizionano la vita e la maggior parte di noi si lascia trascinare per pigrizia (si fa fatica a pensare con la propria mente) o per omologarsi al gruppo (sentirsi diversi dagli altri significa correre rischi nell'accettarsi e nel farsi accettare). Ma gli altri (tu ed io, per esempio) sanno che le fatiche cui accennavo meritano di essere vissute e aumentano la nostra autostima. Facci caso, sono i giovanissimi, principalmente, a lasciarsi omologare facilmente. Non sarà perché la loro mente vive ancora nella confusione tipica dell'adolescenza? Peccato che una volta trascinati “dentro” quasi sempre non riescono più ad uscirne. Stiamone fuori noi, finché possiamo.
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