Lunedì scorso ero a casa dei miei nonni materni. Ultimamente vado a trovarli spesso, un po’ perché cominciano ad avere una certa età (e il mestiere che faccio mi ricorda ogni giorno che non siamo eterni), un po’ perché sto portando avanti un progetto e, anche se loro non lo sanno, mi stanno fornendo un sacco di materiale. 😉
Quel lunedì indossavo una gonna che possiedo da tanti di quegli anni che ho perso il conto. L’ho comprata al mercato (in Montagnola a Bologna) che facevo il secondo anno di Università e vi assicuro inizia ad essere un po’ molto usata (della serie: sta insieme con il nastro adesivo).
Mia nonna si è ovviamente accorta che la mia gonna aveva dei piccoli buchi, e ha subito preso i ferri del mestiere: ago, filo di lana, ditale.
Mi ha detto: “Dammela qui, te la sistemo”
E io: “Ma no, dai. Non ne vale la pena. Ce l’ho da una vita. È da buttare!”
Lei ha scrollato le spalle con un gesto di impazienza che sa fare solo lei, mi ha guardato da sotto gli occhiali da lettura e ha detto: “Cosa c’entra? Ti dico che si può aggiustare“.
Così me la sono tolta, gliel’ho consegnata e in pochi, precisi “colpi di ago” ha chiuso i buchi. Vi assicuro, è tornata meglio di quando l’ho comprata.
Nel rimettermi la gonna, ho pensato al valore che mia nonna, forse inconsapevolmente, riesce a dare alle cose, pensando che, per quanto vecchie, per quanto lise e consunte, si possono sempre aggiustare, sistemare, rattoppare, così da essere usate per un’altra stagione.
Ho pensato che era una bella lezione di vita.