Gli scrittori, sul treno, non sono sempre facili da individuare perché, spesso, se ne stanno con le mani in mano, nullafacenti, ma il loro ozio è solo apparente.
Particolarmente curiosi, gli scrittori infatti approfittano del tempo in treno non solo per scrivere, ma anche per osservare e ascoltare gli altri.
Ascoltano i modi di dire dei giovani per rendere credibile il protagonista adolescente del loro ultimo romanzo, oppure le parole che una madre rivolge al proprio figlio, o i gesti spazientiti di quel ragazzo che parla al telefono, immaginando che tipo di legame ci sia tra i due e dove li porterà quella discussione.
Per uno scrittore, ogni singola persona, ogni singola situazione sul treno può aprire un mondo: da descrivere, da immaginare, forse un giorno anche da condividere. Lo scrittore, quando osserva e ascolta una persona, non vede solo e semplicemente quella persona, ma tutta la storia che potrebbe aver vissuto fino a quel momento, e tutta quella che ancora potrebbe vivere.
Gli scrittori, sul treno, svelano la loro vera natura quando, presi dall’ispirazione, estraggono un computer o un quaderno e iniziano a scrivere febbrilmente, nel tentativo di non lasciarsi sfuggire quella parola, quello sguardo, quel momento, quell’idea che, un giorno, forse diventerà qualcosa, anche se ancora non sanno cosa.