Fino a pochi mesi fa, il verbo “tamponare” veniva usato in un solo contesto, o quantomeno con un significato prevalente.
Se un amico, ad esempio, vi diceva: «Ieri, tornando a casa, sono stato tamponato». La vostra reazione sarebbe stata molto simile a: «Oddio! Ma stai bene? Ti sei fatto male? E la macchina?»
Adesso, invece…
Di recente ho incontrato, per lavoro, una commerciale che lavora per una radio. La prima cosa che mi ha detto, dopo i saluti di rito e gli aggiornamenti sulla salute, è stata: «Cmq, tranquilla, io sono sempre tamponata».
Sul momento, la mia mente ha vissuto come un cortocircuito e ha cominciato a immaginare la sua vita costellata di piccoli tamponamenti quotidiani.
Ho visto, come in un cortometraggio, la povera donna che veniva tamponata in macchina tornando dal lavoro, andando da un cliente, uscendo in retromarcia da un parcheggio, fermandosi a uno stop o per dare la precedenza in rotonda, in attesa a un Mac-Drive, al supermercato, accompagnando la madre a fare delle terapie.
Poi, devo essermi ricordata che viviamo nel mondo post-Covid e ho realizzato che il verbo “tamponare” ha subito un’evoluzione di significato e adesso vuole dire (anche): “Fare il tampone per vedere se devo mettermi in quarantena oppure se posso continuare a lavorare e a vivere la mia vita a contatto con gli altri, anche se sempre con le dovute distanze e precauzioni e limitazioni e…”
E la cosa divertente è che, tra i due significati, non so decidermi quale evochi l’esperienza peggiore. Non è certo piacevole essere tamponati o tamponare un’altra macchina (l’ho vissuto e non lo rivivrei), ma da quello che mi dicono fare il tampone non è affatto divertente (senza contare che c’è sempre la paura di essersi beccati il Covid che, oggigiorno, suona già come una sentenza di morte).
In definitiva, penso che – in un significato o in un altro – in generale sarebbe meglio potersi evitare tamponamenti, che ne dite? 😉
Anche di questi tempi la lingua si adatta ai cambiamenti della realtà.
Nascono nuovi termini, se ne modifica il significato di altri, altri ancora perdono via via di interesse e si spengono nell’oblio.
Stiamo attraversando un periodo di grandi cambiamenti, viviamo in un tempo che verrà ricordato nei libri di storia, mi riferisco ovviamente alla pandemia.
Di conseguenza, anche il linguaggio, come i comportamenti, gli assetti economici e sociali, ma non solo, si adatta, muta, si trasforma. Noi individui, in parte, possiamo intervenire, altrimenti ne siamo solo spettatori.
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Io mi sento molto spettatore e molto poco “interventista”. Quello che mi riesce meglio è osservare e riportare quello che vedo… tutti i micro-dettagli e i micro-cambiamenti del mondo che mi circonda. Mi piace essere così, da un certo punto di vista mi de-responsabilizza. Discorso complicato, magari lo riprendiamo a voce alla prima occasione. 😉
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