Gli oggetti di valore

Non so quanti di voi sappiano che Andrea e io ci siamo ufficialmente trasferiti a vivere in collina, circondati dal verde e da più animali che esseri umani.

Quella in cui viviamo ora doveva essere, nelle intenzioni iniziali, una seconda casa. Ci viveva il papà di Andrea e gliel’ha lasciata in eredità.

Per qualche anno abbiamo fatto così: vivevamo in collina solo in primavera e in estate, tornando a vivere in città tutto il resto dell’anno. Un lusso che ci siamo resi conto non possiamo permetterci, così abbiamo dovuto fare una scelta.

E la scelta l’ha fatta per noi il COVID. Quando è arrivato eravamo in città e per un lungo periodo (tra l’altro fu la primavera più bella che io ricordi) siamo rimasti bloccati lì perché era vietato recarsi nelle seconde case.

Ricordo quel periodo con la morte nel cuore. Guardavo i palazzi di cemento dalla finestra della nostra casa, guardavo il sole che splendeva impietoso e pensavo al nostro giardino: alle rose, alle poenie, alle sirene.

Pensavo alle orecchie delle lepri che sbucano dall’erba alta, agli scoiattoli che corrono sugli alberi e spariscono tra le fronde.

Pensavo anche ai cinghiali che vengono a raspare sotto le radici degli alberi, ai caprioli che lasciano i segni del loro passaggio nei tronchi scorticati e nei boccioli tranciati di netto.

Pensavo a tutto questo con una tale nostalgia che, appena abbiamo potuto, siamo tornati a vivere qui e in pratica non ce ne siamo più andati.

Alla fine abbiamo deciso di mettere in vendita la casa in città e Andrea mi ha detto: «Magari un fine settimana ci passiamo e prendiamo le cose di valore, giusto per non lasciarle là, incustodite».

Nella nostra incursione, Andrea ha portato via un vecchio lettore DVD, che ha rimesso in funzione, e una borsa gigantesca di vecchi CD e DVD che stavano là a prendere polvere.

Io mi sono portata a casa vecchie foto incorniciate, ninnoli che ho comprato durante le vacanze in famiglia, soprammobili che hanno un significato solo per me.

Abbiamo preso pentole e padelle dalla cucina per sostituire quelle più vecchie e usurate che abbiamo in collina. Qualche vestito per l’estate che avevamo dimenticato di avere lì.

Prima di uscire da casa, con due borse a testa piene di oggetti, Andrea mi ha detto: «Non era esattamente questo a cui pensavo quando ho detto “oggetti di valore”».

Gli ho sorriso e ho pensato che siamo le persone più ricche del mondo.

Post Scriptum

Nella foto di apertura ci sono solo alcuni oggetti che ho portato dalla casa di città e che adesso tengo nel mio studio/palestra/sala di meditazione/camera dove mi rifugio di notte quando Andrea non smette proprio di russare. 😉

9 pensieri riguardo “Gli oggetti di valore

    1. Sono dieci anni che stiamo insieme e non mi sono mica abituata, anche perché il suo è un russare poderoso che passa attraverso le porte chiuse e fa tremare il letto! Pensa che a volte, durante un sogno, sento un rumore di sottofondo che non ha attinenza con quello che sto sognando. Mi sveglio e mi rendo conto che quel rumore era il suo russare. 😅

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  1. E gli occhiali di Carducci che erano stati ritrovati in casa? Andrea me ne parlò, quando eravamo al Minghetti. Eh, ricordo bene…

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      1. Alice, credimi, è bello anche solo immaginare che quegli occhiali, dovunque essi adesso siano, siano appartenuti a un personaggio del calibro di Giosuè Carducci! Sarebbe quasi da scriverci un racconto…

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