Nel 2014 sono andata a convivere con Andrea e mi sono portata dietro le piante. Fu un doppio trasloco, in realtà: prima verso la casa dove viveva in affitto, poi in centro città dove abbiamo vissuto fino a non molto tempo fa.
Sul quel doppio trasloco ho scritto: Cambiare casa due volte in cinque mesi
Le piante sopportarono insieme a noi il doppio trasloco, ma non tutte reagirono al meglio. Una in particolare cominciò a perdere le foglie una dopo l’altra.
In quel periodo non avevo tempo di prendermene cura: lavoravo ancora a tempo pieno e stavamo ristrutturando la casa in centro, quindi decisi di lasciarla al suo destino.
La guardai mentre ingialliva e le dissi (sì, io parlo con le piante): «Mi dispiace se stai male, ma non ho tempo per te, ora. Cerca solo di non morire, ok?».
Al secondo trasloco, nel 2014, la pianta in questione era ridotta a un tronco con un’unica foglia, però mi aveva ascoltato: nonostante soffrisse, era ancora viva e io resistetti alla tentazione di traslocarla direttamente nel cassetto dell’immondizia.
Finiti i traslochi e i lavori di ristrutturazione, avevo più tempo, così la collocai vicina a una grande finestra, le aggiunsi della terra e cominciai a darle con costanza l’acqua e i ricostituenti per le piante verdi.
Il mese scorso, sistemando le cartelle su Dropbox, ho ritrovato la foto del tronco con la foglia e mi sono resa conto che quella pianta è ancora con noi e ci ha dato immense soddisfazioni!

Adesso l’ho traslocata di nuovo, dalla casa di città a quella in campagna, e sembra aver preso bene il cambiamento: ha perso un po’ di foglie, ma sta facendo i fiori, quindi tanto male non sta. 🙂

È successa una cosa simile anche di recente, qui in campagna: sistemando il giardino, Andrea ha trovato una rosa sepolta sotto cumuli di foglie secche ed erbacce.
L’ha tirata su e l’ha legata a un paletto, ripulendo bene il terreno in modo da far respirare le radici e tagliando tutta la parte secca della pianta, riducendola a un tronco con pochi rami un po’ sofferenti.
L’anno dopo il ritrovamento, era già cresciuta in maniera esponenziale e oggi ci regala delle fioriture straordinarie.


Oggi mi riconoscono tanto in queste piante: ho passato due anni immersa in una malattia che avrebbe potuto uccidermi.
Anch’io mi sono ritrovata ridotta ai minimi termini e sono stata (anche) molto fortunata perché sono ancora qui a raccontarlo e oggi ho la forza per rifiorire.


Parlo di questo nel libro che pubblicherò a marzo 2023. Non delle piante, ma del percorso che ho fatto in questi ultimi due anni di cancro al seno.
E se non sapevate che sono stata malata, tranquilli: non avete perso delle puntate precedenti. È la prima volta che nomino la malattia sul blog e non potete capire che fatica sto facendo perché non voglio che questo blog diventi un blog sul cancro.
Negli ultimi due anni, la malattia si è presa fin troppo spazio, non le darò anche il mio blog. Le ho già dedicato il mio primo romanzo autobiografico: direi che basta e avanza.
Avevo capito che avevi attraversato un brutto periodo per via della salute, ma come le vostre piante sei rifiorita.❣️
PS. Per caso hai origini sarde? Da noi Spiga è un cognome abbastanza diffuso. Alcuni anni fa ho avuto un alunna tua omonima 🎈
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un’alunna
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Amo alla follia parlare delle mie origini sarde! 🙂 La storia è questa: mio padre (almeno per quanto siamo potuti andare indietro) non ha origini sarde, anche se il cognome Spiga è come dici tu molto diffuso in Sardegna. In compenso, mia madre ha origini sarde: il nonno di mio nonno andava in Sardegna a fare carbone e un anno tornò a casa con una moglie sarda (Donna Francesca Loi). Quindi: ho sangue in parte sardo, ma non viene dal cognome. 🙂
PS: brutto periodo, speriamo ormai alle spalle, che mi ha fatto capire quanto io sia resiliente e piena di vita. Come le mie amate piante. 🙂
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Colpo di scena sulle origini sarde! Sembra l’inizio della trama di un intrigo poliziesco.
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Molto fiera delle mie origini. Non diventeranno un poliziesco, ma prima o poi un romanzo sulla mia famiglia lo scrivo. 🙂
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Sei bella anche con i capelli corti.
Non immaginavo della tua malattia.
Bacetto.
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Grazie del bacetto, lo accetto anche sotto forma di scatola di cioccolatini. 😋
Grazie della solidarietà. ♥️
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Ciao Alice guerriera 🙂
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Non so se riesco a definirmi una guerriera perché non credo che i guerrieri piangano quanto ho pianto io nei primi mesi dalla diagnosi… Quello che posso dire è che, di fronte alle difficoltà, ho scoperto di avere delle risorse che non sospettavo nemmeno di avere. Questo sì. 🙂
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Una guerriera,appunto.🧡
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🧡🧡
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Grande Alice!
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❤️
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