Sabato mattina mi sono svegliata e la mia pancia ha subito iniziato a borbottare e gorgogliare. Sono dovuta andare in bagno prima di colazione e due volte dopo.
Nonostante questo, ho mangiato tutta la colazione, mi sono lavata, vestita, ho baciato Andrea e sono uscita di casa.
Ogni volta che devo prendere un treno o un aereo, l’ansia fa capolino e la mia pancia mette in scena il solito teatro di dolore, crampi, gonfiore e diarrea.
Ho una pancia espansiva, ci posso fare poco. Ci conosciamo da anni, io e lei, e ho imparato a conviverci. La ascolto lamentarsi, sorrido amabile di tutte le scene che fa, le sussurro:
«Sù, sù, non è nulla di grave. Abbiamo solo un treno da prendere. Andrà tutto bene».
Viaggiare mi ha sempre messo in crisi. Ho vomitato in aeroporto la prima volta che sono partita da sola, anche se sola non ero perché con me c’era Lisa.
Avevamo convinto i nostri genitori a lasciarci partecipare a un viaggio studio a Brighton, in Inghilterra. Il giorno della partenza non avevo fatto colazione ed ero andata in bagno così tante volte da temere di non riuscire a uscire di casa.
Arrivata in aeroporto, salutati i genitori – baci, abbracci e un po’ di commozione perché era la nostra prima volta all’estero senza adulti – ho dovuto fare tappa in bagno e ho vomitato non si sa bene cosa, visto che non mangiavo nulla dalla sera prima.
Uscita dal bagno, Lisa mi ha guardato, ha detto: «Non hai una bella cera». Io ho mentito: «Sarà stato qualcosa che ho mangiato».
Mi vergognavo dell’ansia. Mi sentivo sbagliata, imperfetta. Mi sentivo una ragazzina spaventata che non sapeva affrontare le cose della vita.
E così mentivo. Mentivo agli altri, mentivo a me stessa, mentivo così bene che mi sono creduta per anni, perdendomi tante cose che non torneranno più.
Sabato, mentre andavo in macchina verso la stazione di Bologna, verso un treno che mi avrebbe portata a Verona da un’amica che non vedevo da tre anni, ho accarezzato e rassicurato la mia pancia.
Le ho detto: «Ci sarò sempre per te».
Foto in apertura di Nicola Giordano da Pixabay
🙂
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A me succedeva lo stesso il giorno degli esami all’università. Conoscevo a mena dita tutti i bagni della facoltà!
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Durante l’università, per evitare spiacevoli inconvenienti, restavo a digiuno finché non avevo dato l’esame. Le conseguenze sulla mia salute erano disastrose: mal di testa, stanchezza, problemi di concentrazione. Ehhhh. Lo dico sempre, ma ci vuole pazienza con se stessi. 😉
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Sarebbe un discorso lungo, ma anch’io per anni (ed in parte ancora oggi) soffro di ansia prima delle partenze, e questo mette in subbuglio stomaco e intestino.
Come dicevo: oggi molto meno.
E’ una cosa innata, congenita.
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Mi è rimasta l’ansia da partenza (soprattutto se parto da sola). Una volta avevo l’ansia da esami e da compiti in classe (scuola/università), l’ansia da primo giorno (di scuola, di lavoro), l’ansia da palcoscenico (quando dovevo parlare in pubblico), l’ansia da guida (usavo pochissimo la macchina), l’ansia da prestazione in ambito sentimentale (primo fidanzato a 27 anni…)… Insomma, il processo della crescita non mi è riuscito proprio facile facile. 😉
Sai quando ti dicono: “Tornerei a quando avevo 20 anni”? Ecco, io NO… 😀
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Che poi per il ritorno non ho mai alcun problema… quanto è complicato il cervello!
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Vero? Anch’io! Zero problemi! Come se il solo fatto di tornare a casa bastasse a mettere tutto a tacere! C’è niente da fare: la nostra mente è l’organo più potente che abbiamo.
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Se hai voglia, e 3 minuti…
https://nonsonoipocondriaco.wordpress.com/2021/08/18/ricordi-del-passato-post-3-di-5-il-mal-dauto/
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In questo periodo vedo molto spesso Winnie Pooh col mio nipotino. Anche Winnie Pooh ha un pancino che brontola e che lui consola e rassicura… 🙂
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😂😂
Il guaio è che è esattamente come la pancia di Winnie the Pooh: la rassicuro e la consolo, ma finché non ottiene quello che vuole, non si mette buona. 🙄 Nel mio caso: essere seduta in treno o in aereo, meglio se già in movimento. Nel suo caso: il miele. 🤩
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