Mi sento una scrittrice

Domenica mattina sono andata a trovare mia nonna. Ci vado spesso ultimamente, in parte perché è una fonte straordinaria di informazioni per il mio progetto titanico (mi sta inondando di ricordi).

In parte perché, dopo la morte di mio nonno, è più sola. Mio zio vive in casa con lei, quindi non è del tutto sola, però l’assenza fisica di mio nonno si fa sentire.

Sono stati sposati per più di sessant’anni ed era così abituata a prendersi cura di lui che non so davvero come faccia a sopravvivergli.

Ad ogni modo, domenica ero a casa sua ed è passato a trovarla un amico di famiglia. Lui mi aveva vista da bambina, io non ne ho ricordi.

Nel parlare, mi ha chiesto: «Adesso di che cosa ti occupi?».

A mio rischio e pericolo, e preparandomi già al fiume di domande, gli ho raccontato che lavoro per una società di cremazione e poi ho aggiunto: «E poi scrivo. Il mio primo libro sarà pubblicato a marzo».

Nel pronunciare quel “E poi”, mi sono resa conto che era la prima volta che includevo la scrittura tra le “cose di cui mi occupo”.

Ho sempre relegato la scrittura nella categoria “passatempo”. Adesso no, adesso ho un libro in pubblicazione con una casa editrice e questo ha il potere sovrumano di rivoluzionare tutto.

Certo di spiegarmi, non so se ci riesco.

Pur attraversando periodi “Adesso basta! Non scrivo più”, nel corso del tempo la scrittura è rimasta il mio modo preferito per elaborare quello che provavo e vivevo.

Allo stesso tempo, però, mi sentivo bloccata. Restavo sempre e solo una persona che scrive. E non è che ci sia nulla di male in questo, sono ancora e sempre sarò una persona che scrive.

Però ora è cambiato qualcosa. Ora verrò pubblicata e questo mi porta a una sorta di livello successivo: il livello della persona che scrive e che viene pubblicata.

Essere – FINALMENTE – pubblicata è un sogno che diventa realtà e un’iniezione di autostima notevole. Non sono più nella fase “non ce la farò mai” perché… ci sono già riuscita!

Sono andata oltre, capite? Oltre il terribile e terrificante scoglio di pagina ventinove e ho finito il mio romanzo di memorie, che presto verrà pubblicato.

E non importa se la casa editrice è piccola, se il mio libro venderà cento o duemilioniseicentotrentadue copie, se non mi leggerà nessuno o se verrò riconosciuta per strada (sì, ho di queste velleità da prima donna).

Quello che importa è come mi sento. E io ora mi sento una scrittrice.

Post Scriptum

Se ve lo state chiedendo, l’amico di mia nonna ha glissato sul mio lavoro (ha fatto giusto una piccola smorfia alla parola “cremazione”) e mi ha fatto un milione di domande sul mio libro e sui miei progetti letterari futuri.

A volte dimentico quanto le persone riescano a sorprenderci. 🙂

Foto in apertura di Clker-Free-Vector-Images da Pixabay

21 pensieri riguardo “Mi sento una scrittrice

  1. E’ una bella soddisfazione poter dire “scrivo” e sentirsi “scrittrici”.
    Per quanto il nostro lavoro ci possa piacere, una attività di tipo artistico – come lo è appunto la scrittura – diciamo che ci nobilita un po’.

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    1. Se poi consideri che è tutta la vita che spero di scrivere qualcosa di mio e di vederlo pubblicato… 😀
      Sul lavoro… negli ultimi mesi è stato super iper mega faticoso. Arrivo a sera muta dalla stanchezza. Spero in periodi meno… convulsi.

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      1. Sì, ci sono ancora gli irriducibili, quelli fortemente contrari che lanciano invettive glaciali dal loro pulpito. La cosa che mi lascia basita è che tanti prendono quelle parole per oro colato! Ancora riceviamo telefonate di gente che ci chiede se la cremazione è legale perché il parroco ha detto “no”. Che mondo! Ognuno dovrebbe essere libero di decidere del proprio corpo… compreso su temi anche più controversi della cremazione, come l’eutanasia e il suicidio assistito.

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      2. Non vedo come l’aspetto religioso possa venire intaccato dalla scelta di farsi cremare.
        Tra l’altro nelle metropoli è vivamente consigliata la cremazione, data la carenza di spazi.

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      3. Tu pensa che la chiesa è contraria alla dispersione delle ceneri. Per loro, l’unico modo ammesso è la conservazione dell’urna in cimitero. Hanno paura di “deviazioni panteistiche”… 🙄
        La verità penso sia una sola: stiamo diventando un mondo sempre più ateo e multietnico, la chiesa cattolica perde terreno e la cremazione è parte di questa trasformazione. Hanno paura…

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      4. Maschilisti e chiusi in regole assurde, come il celibato di preti e suore. Non ho mai capito che cosa li spinga ad auto-reprimersi. 🤔
        Un esempio banale: le giovani coppie che prima di sposarsi in chiesa fanno il corso prematrimoniale con un prete mai stato sposato, senza figli, senza suoceri… Mah.

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      5. Poi, per carità, se ci si vuole accostare al sacramento religioso, ben vengano alcuni incontri con il sacerdote.
        Ma non che ti voglia spiegare lui come gestire il rapporto di coppia o come allevare i figli.

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    1. Per me è un sogno che si avvera poter pubblicare un libro e allo stesso tempo è una grande sfida verso me stessa. Mi sono messa a nudo in questo libro e ho un po’ di… tremarella. 🤩 Da quello che ho letto sul tuo blog, immagino tu possa capire. ♥️

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    1. Sì, hai assolutamente ragione, amica mia: fiera e orgogliosa e felice. 🤩🤩 E anche preoccupata, ma ci sta tutto. È il mio primogenito letterario, la sua sorte non può lasciami indifferente. ♥️🥰

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