L’ultimo miglio

Ho una grande novità per il mio libro, una di quelle che pensi: “È troppo bello, non posso credere che stia succedendo a me”, ma ancora non la posso raccontare. Ahhhhh! Finirò per esplodere!

Posso solo dire che riguarda la copertina e che spero davvero che vada tutto bene perché è troppo troppo troppo bello! 😀

Questo è il mio ultimo miglio. L’uscita del libro è sempre più vicina e io sono sui carboni ardenti!

Vedo me stessa bambina, come quando aspettavo l’arrivo dei miei compagni di classe nel giorno del mio compleanno, stesa sul lettone dei miei genitori a fissare la radiosveglia di mio padre.

Si gira, mi vede sulla soglia della camera e mi chiede: «Allora? Quando esce il nostro libro?».

E io vorrei tanto avere una risposta, una data certa, ma ci sono ancora troppe variabili in gioco (prima tra tutte la super mega novità che riguarda la copertina) e mi tocca di dirle:

«Non lo so, abbi pazienza. Siamo all’ultimo miglio. Ormai manca poco».

Lei si volta, torna a fissare la sveglia. Il tempo non le è mai sembrato così lento, così piantato in questo inverno gelido che non molla la presa.

Nel frattempo, l’editore mi ha mandato le correzioni. Una marea di micro-correzioni: virgole in posti diversi da dove le avevo messe io, parole leggermente diverse da quelle che avevo scelto io.

Sono tante correzioni, ma tutte talmente minime che sono tentata di accettarle tutte in blocco, tanto cambia veramente poco.

Non lo farò, ovviamente. Le controllerò tutte, alcune le accetterò, altre no. Giusto per non dare l’impressione che possano fare quello che vogliono con le mie parole e con il mio testo.

È buffo. Una volta ero gelosissima delle mie parole. Quando ho iniziato a lavorare in casa editrice, ogni correzione che facevano ai miei articoli era uno smacco: mi sentivo sbagliata, non all’altezza.

Poi ho imparato che le riviste avevano un preciso codice linguistico, che dovevo incamerare e imparare, e che ogni correzione serviva a farmi crescere e a rendermi indipendente.

Ho un debito di riconoscenza verso le mie ex colleghe della casa editrice e verso il ruolo di redattore che è diventato parte integrante di quello che sono.

Il giorno in cui ho capito che tipo di scrittore sono

Ho un debito di riconoscenza anche verso il mio blog. Il mio piccolo amato blog che mi ha insegnato la costanza della scrittura e il confronto aperto e sincero con il resto del mondo.

5 motivi per cui uno scrittore dovrebbe avere un blog

In realtà, ho un debito di riconoscenza verso il cancro. Senza di lui, sarei ancora a chiedermi chi sono e chi voglio essere… e il mio primo libro non esisterebbe.

Magari ne esisterebbe un altro, ma lui no. Lui di sicuro no.

Foto in apertura di 0fjd125gk87 da Pixabay

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19 pensieri riguardo “L’ultimo miglio

  1. La primavera ti porterà il regalo più bello il tuo 1 libro e io non vedo l ora di leggerlo anche se so che sarà dura ma noi siamo forti è nel nostro DNA

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    1. Diciamo che comincio con un primo libro bello impegnativo, ma se non mi complico la vita non sono contenta. 🤣🤣
      E penso che, più che forti, in famiglia nostra siamo resilienti. Niente ci abbatte, al massimo restiamo un po’ piegati. ❤️❤️

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      1. Credo di aver dato opinioni, non mi permetterei di dare suggerimenti, perché un libro (*) non l’ho mai pubblicato.

        (*) non so se l’ho mai detto, ma un libro l’ho scritto anch’io, stampato in solo 20 copie: dedicato al mio gattino morto improvvisamente anni fa.

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      2. Forse “consiglio” non era il termine più appropriato, diciamo che hai più volte sottolineato l’importanza della copertina e ho dato importanza alle tue parole. Anche perché penso, esattamente come te, che la copertina sia fondamentale. 😀
        Non so se me l’avevi detto direttamente, però sapevo che hai scritto un libro dedicato al tuo gatto. Penso che tu abbia fatto stra-bene: scrivere è il modo migliore per elaborare le proprie esperienze. Dico sempre che, scrivendo, lascio tutto lì, a infestare la carta invece della vita. 😉

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  2. Dai, facciamo tutti il tifo per il tuo libro. E a proposito dell’editing: non sopporto quegli (o quelle, visto che ho sempre avuto editor donne) che ti spostano le virgole. Al netto di errori evidenti nella punteggiatura (e io non ne faccio), le virgole son tue, cavolo! Ci sono orecchi diversi, ritmi diversi, respiri diversi: e perché mai le virgole dell’editor dovrebbero prevalere su quelle dell’autore? Io, se qualcuno mi modifica la punteggiatura, vaglio attentamente quello che posso lasciar correre, ma negli altri casi mi batto perché sia rispettata la punteggiatura come la voglio io!

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    1. Sì, anch’io penso che le virgole siano spesso opinabili e infatti alcuni cambi li ho accettati e altri invece no. Sono proposte di modifica e il mio editor (uomo) è abbastanza tranquillo da questo punto di vista. Non ha ancora sguainato la spada per difendere le sue (opinabili) idee. In alcuni punti ha oggettivamente migliorato il testo: a volte mi incarto in complessi giri di parole e lui ha semplificato, rendendo il testo più scorrevole. In generale, penso abbia fatto un buon lavoro, anche se sono a metà della rilettura, quindi sospendo il giudizio finché non arrivo alla fine. 😉 Detto questo, ho letto diversi tuoi libri e sono tutti molto curati: zero errori, ottima punteggiatura, ottima scelta di vocaboli. È un piacere leggerti.

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    1. “La punteggiatura è il respiro di un testo.”
      Questa mi piace proprio tanto! 😍
      Faccio bene sì, a controllare. Alcuni suggerimenti vanno contro tutto quello che mi è stato insegnato. La mia maestra delle elementari di italiano è ancora viva, se mai leggerà il mio libro, non ho intenzione di farle venire un infarto. 😉

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    1. Ci sono tante cose che il cancro mi ha tolto, alcune molto importanti, come la potenzialità di essere un giorno madre, che è stata spazzata via dalla cura ormonale.

      Mi ha anche tolto l’illusione di poter vivere in eterno. Certo, tutti sappiamo che un giorno moriremo, ma il cancro me l’ha sbattuto in faccia e con una tale veemenza che ho impiegato del tempo prima di riuscire a rialzarmi (ed ero bella ammaccata).

      Mi ha anche tolto il piacere sessuale perché a 40anni, senza estrogeni in circolo, il corpo non risponde e non c’è soluzione (speriamo torni tutto normale finita la cura, ma la cura dura altri 3 anni e mezzo, vabbé, ci siamo capite).

      Sono stata arrabbiata per tanto tempo, contro il cancro e contro la sorte che mi aveva dato il cancro e poi, non so, ho iniziato a guardare tutto quello che la malattia mi stava facendo scoprire: la resilienza, la forza, il coraggio, l’amore per me stessa, l’amore per la scrittura.

      Trovarmi davanti alla morte mi ha fatto capire che alcune cose sono più importanti di altre e che passerò il resto della mia vita cercando di realizzare i miei sogni.

      Quindi, sì, non poter più cantare fa SCHIFO e ci stanno tutti i VAFFANCULO che sicuramente avrai detto (dio quanti ne ho detti!), però forse e dico forse, perché non sono te e non potrò mai esserlo, hai anche ottenuto qualcosa da questa brutta esperienza. Anche una cosa piccola, che prima non c’era…

      Ti mando un abbraccio grande.

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