TANTO FELICE di presentarvi Donne in Rinascita ♥

Finalmente posso presentarvi DONNE IN RINASCITA! 😀

E mi trovo in grandissima difficoltà, perché si tratta di riassumere un anno intero di incontri (quasi tutti casuali), di attese interminabili, di delusioni e gioie immense.

Tutto è iniziato da un’idea (appuntata vi giuro su una lista della spesa!): realizzare un evento, una tavola rotonda dove le donne potessero raccontare le loro storie di rinascita.

Donne nuove, donne rinate dopo un’esperienza traumatica, invalidante, nefasta. Donne che hanno preso in mano la loro vita e l’hanno tratta in salvo.

A lezione di… autostima

Per riuscire nell’intento di aumentare la massa muscolare, oltre a frequentare la palestra, da qualche mese a questa parte ho una personal trainer.

Vado da lei una volta a settimana e mi sto rendendo conto che le sue non sono solo sessioni di allenamento, ma soprattutto lezioni di autostima.

Addio mia odiata XS

Venerdì scorso, spulciando tra i vestiti dell’armadio alla ricerca di qualcosa di carino da indossare per la presentazione del mio libro alla Race For The Cure, ho trovato una maglietta con le paillettes.

Le maglie con le paillettes non sono proprio il mio genere. L’avevo comprata tantissimi anni fa in occasione di una cerimonia, poi è finita nell’armadio e stranamente è sopravvissuta fino ad oggi.

Cronache dalla Race For The Cure

Tutti schierati sulla linea di partenza, a distinguerci sono solo le maglie che indossiamo: rosa per le donne che hanno o hanno avuto un cancro. Verdi per i volontari. Bianche per tutti gli altri.

La richiesta di un minuto di silenzio ci coglie così impreparati che ci mettiamo un po’ a rispettarlo ed è tutto un: «Shhhh», «Silenzio!», proprio come al cinema quando inizia il film.

Abbasso lo sguardo, mi osservo le scarpe. Sono le stesse che mi hanno accompagnato nei lunghi mesi della chemioterapia, lungo le strade sterrate delle mie colline, mentre inveivo e macinavo chilometri.

Vorrei abbracciarle tutte

Da quando ho avuto il cancro, riconosco a prima vista una “donna malata di”. È come se fossi entrata a far parte di un club, di un gruppo esclusivo del quale prima ignoravo l’esistenza.

Non che prima non sapessi dell’esistenza di questa malattia, solo che non avevo la benché minima idea di come ci si sentisse ad essere una “malata di”.

Meglio il dentista!

Ieri sono andata dal dentista. Era qualche giorno che soffrivo come un cane per colpa di un maledetto dente, ma aveva posto per me solo ieri, quindi ho dovuto aspettare.

Ho sempre avuto paura del dentista. Da bambina, il mio primo dentista fu quello di mio padre. Me lo ricordo come un uomo dalle mani enormi e pesanti. Faceva male anche solo nell’afferrarmi la mandibola per metterla in posizione.

È andata meglio cambiando e passando alla dentista donna di mia madre. Era più delicata e più paziente, ma io restavo comunque terrorizzata.