Quando mi chiedono che lavoro faccio

Mi sono resa conto che, da un po’ di tempo a questa parte, ho iniziato a dare risposte evasive quando mi chiedono che lavoro faccio.

Non intendo con amici e famigliari, intendo con persone semi-sconosciute, quelle che incontri in palestra, sul treno, alla fermata del bus, al bar.

Quando la frequentazione diventa semi-regolare e le chiacchiere scivolano su dati personali come la casa in cui vivi, se sei sposato e hai figli, si finisce in maniera quasi inevitabile per parlare anche di lavoro.

E lì arriva la fatidica domanda: «Ma tu che lavoro fai?».

E io, evasiva: «Lavoro per un’associazione no-profit». Punto.

Se non mi viene chiesto altro, la conversazione finisce lì o prosegue verso lidi meno insidiosi.

Non mi fraintendete, io amo il mio lavoro. Mi piace tantissimo. Quello che non amo è il modo in cui le persone reagiscono davanti al mio lavoro.

La prima reazione è quasi sempre un gesto scaramantico, come se il solo nominare certe cose portasse sfiga: si tastano in posti intimi, toccano ferro, fanno le corna.

Dopo i gesti scaramantici, proseguono in due diverse direzioni. Una è il compatimento: «Poverina, ma come ci sei finita?», con tanto di mano consolatoria sulla spalla.

L’altra è il fiume in piena di domande, che si susseguono l’una dopo l’altra perché non hanno mai avuto il coraggio di farle oppure non c’hanno mai pensato prima.

Il risultato? Mi ritrovo in piedi, in palestra, a rispondere alle stesse domande che ricevo al lavoro ogni singolo giorno.

Ribadisco: amo il mio lavoro, ma sono anche contenta che sia un lavoro part-time, che mi lascia tempo libero per fare altro e per parlare di altro.

E se volete sapere che lavoro faccio, leggete: Modi diversi di percepire un lavoro. Ma vi prego, contenete le domande. 😉

Foto di iirliinnaa da Pixabay

E voi?

Vi piace parlare del vostro lavoro fuori dall’orario di lavoro? 😉

15 pensieri riguardo “Quando mi chiedono che lavoro faccio

  1. Che pazienza che ci vuole con le persone, cara Alice, siamo arrivati al punto che ci si debba giustificare di tutto, del lavoro, se non hai figli, addirittura se non hai la patente! Io per motivi vari, l’ho presa tardi, ma almeno guido e sapessi come mi piace guidare. In generale, non mi è mai piaciuto molto parlare del mio lavoro, tutte le volte che ho lavorato perché di lavori ne ho fatti tanti ed ora che sono a casa 🏡 lavoro di più 😄😄😄
    Buona giornata, mia cara 😍

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    1. Sì, è vero! O almeno io mi sento come se dovessi giustificarmi di tutto dal mio lavoro alle scelte di vita che ho fatto. Forse dovrei imparare a fregarmene… andare avanti per la mia strada e se a qualcuno danno fastidio le mie scelte, beh, è un problema suo. Sarei curiosa di sapere che lavori hai fatto… e che cosa fai ora.
      Buon fine settimana, cara mia. 💕💕

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      1. Ho lavorato in un call center come primo lavoro, ho provato a lavorare per Alleanza Assicurazioni e Banca Mediolanum, ho lavorato per tanti anni come segretaria e ho lavorato in un’area riservata di una compagnia telefonica. Poi ho lavorato di nuovo come segretaria e ora sto a casa.
        Le persone lasciamole parlare, buon fine settimana, mia cara Alice. 💕💕

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  2. Parlo del mio lavoro nel blog, spesso parlando delle mie mansioni (CED), del mio capo (insopportabile), e del mio assurdo collega Achille. Ma a dire il vero non è mia conversazione fuori di casa, al massimo una battuta con gli amici.

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    1. Ah sì, Achille è un personaggio mitico! 🤣 Anche se penso che non sia così divertente lavorarci insieme… 😅
      PS: sul capo, ti capisco benissimo. Non quello di adesso, intendo quelli che avevo prima. Da stendere un velo pietoso…

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      1. Achille è una specie di “factotum”, non fa fortunatamente parte del mio ufficio, anche se mi relaziono con lui di tanto in tanto.
        E’ assurdo, nel lavoro e nella vita, ma è fondamentalmente molto simpatico, e nel grigiore porta un po’ di allegria.

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    1. Nella tua vita non c’è però solo il lavoro: scrivi sul blog tutti i giorni, ti occupi dell’orto, di Alcatraz e delle sue accolite, vai a passeggio con Nontirare e cerchi di convincere Guardacomeseigrasso a diventare un cacciatore di topi. 😁 Non mi sembra che ci sia solo Delirio nella tua vita. Sei bravo a ritagliarti spazi solo per te e per la famiglia. O almeno così sembra dai tuoi racconti. 🙂
      PS: 40 anni fatti… sei più vicino alla pensione di me. 😁

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  3. A me non dispiace parlarne, ma spesso le persone non capiscono appieno quello che faccio nel concreto e come le mie giornate possano essere anche molto frenetiche, dove può capitare che ogni 15-20 minuti succede qualcosa di nuovo e inaspettato di cui ti devi occupare urgentemente. Lavoro nell’ambito della traduzione, ma contrariamente a quello che pensano tutti, solo una minima parte del mio tempo è dedicata a traduzioni e revisioni effettive (peraltro, difficile spiegare in poche parole anche come sono strutturati nella realtà questi progetti). Per il resto ho il compito di guidare il team esterno di traduttori freelance a cui ci affidiamo in modo che svolgano il lavoro secondo le richieste dei clienti.
    Il tuo mi sembra un bellissimo lavoro, tanto più se fatto con passione come traspare dagli articoli che scrivi a riguardo!

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    1. Che bello il tuo lavoro! Ho sempre ammirato chi conosce più lingue e riesce a passare da un’altra all’altra! Io ho dimenticato gran parte dell’inglese che avevo imparato a scuola… Vabbé. 🙄
      Comunque, sì, amo molto il mio lavoro. Anche perché è molto vario e ho molta autonomia decisionale, quindi posso spaziare in molte direzioni. Ti capisco quando parli di “lavoro frenetico”… in alcuni momenti, la mia collega e io non sappiamo a che santo votarci. 😉

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  4. Fai bene. Se ne hai voglia ne parli, altrimenti no. Il tuo lavoro è uno dei lavori più essenziali della nostra civiltà. Dare sepoltura ai morti, non si può rimandare, anche per questioni di igiene pubblica. Poi certo ci sono forme diverse e tempi diversi, ma ma è importante, e qualcuno se ne deve occupare, no?

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    1. In realtà, non ci occupiamo direttamente di sepolture o di cremazione. Abbiamo un ruolo simile al notaio: conserviamo le volontà alla cremazione e le facciamo rispettare dopo il decesso del socio. Mi piace molto lavorare in una non profit. Ha delle logiche tutte diverse rispetto alle aziende… e un importante ruolo sociale. Se non ci lavorassi, penso che mi mancherebbe. 🙂
      PS: non so che lavoro fai… se ti va di raccontarlo, ovviamente… 😉

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  5. Lavoro nel soccorso stradale di una nota compagnia assicurativa. Mi trovo anch’io spesso a dover spiegare che non lavoro in un call center, ma in una centrale operativa. Che poi, fosse anche un call center, la dignità di accettare e svolgere un lavoro poco “amato” va sempre elogiata. Un saluto!

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    1. Sì, è vero: ogni lavoro ha una dignità che va rispettata. È ingiusto classificare i lavori in “serie a” e “serie b”.
      Comunque, fighissima la centrale operativa. Come quella del pronto soccorso sanitario. 🤩

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