E a fan…lo il divano

Mi stupisco ogni giorno, nelle condizioni in cui si trova la nostra generazione, di non vedere ad ogni angolo dei picchetti di manifestanti che lottano per i loro diritti.

E badate bene, io parlo da mosca bianca, da trentenne con un contratto a tempo indeterminato che lavora da ancora prima di laurearsi.

Eppure, proprio non capisco. Perché accettiamo tutto? Perché accettiamo cococo e cocopro rinnovati all’infinito, anche se la legge non lo permetterebbe? Perché accettiamo gli stage di 6 mesi – mai rinnovati – a pochi spiccioli, per poi lavorare quanto e più di altri? Perché non reagiamo?

Forse ha ragione mia madre quando dice che “finché abbiamo da mangiare e la pancia non ci brontola, in fondo la crisi non esiste”.

Eppure ancora non capisco. Di persone senza lavoro, con famiglie da mantenere, senza certezze e con la pancia che brontola ce n’è e ce n’è tanta. Loro dove sono? Dove sono i giovani che hanno studiato, che ora cercano e non trovano lavoro, e si trovano costretti a mettere in stand by la loro vita perché senza un lavoro, niente soldi, e senza soldi niente casa (nemmeno in affitto) e senza casa niente famiglia e niente famiglia… insomma, avete capito.

È ora che ci mettiamo in testa che vedersi rinnovare un cococo a più di 30 anni è inaccettabile, è un insulto alla professionalità che una persona di quell’età ha acquisito, una professionalità che merita di essere riconosciuta.

E non ce l’ho con le aziende che rinnovano i cococo, ce l’ho con chi fa le riforme senza pensare alle conseguenze che queste potrebbero avere nel mondo del lavoro. E lo so che meglio un cococo che niente, ma dove pensate che andiamo con un contratto a progetto?

Lo sapete che se volete comprare un divano all’IKEA e magari non li avete tutti in contanti, perché diciamocelo se prendete 1000 euro al mese e ne spendete 500 in affitto più le bollette (che mai che calino) e le spese del condominio e almeno una cena fuori, beh, può anche capitare che io non abbia 700 euro per uno stupido divano. Beh, fatto sta che con un cococo non vi fanno un pagamento a rate da nessuna parte, per cui o i soldi avete chi ve li presta, oppure la TV la guardate su una comodissima sedia. E a fan…lo il divano.

Insomma, bello avere un lavoro, ma se non mi permette di costruire un futuro, che cosa me ne faccio? Lo sapete a cosa serve oggi un lavoro? A sopravvivere. Ditemi se questo è giusto. Perché di piani per il futuro, con un contratto rinnovabile ogni anno e 1000 euro al mese (ed è già tanto se li prendete) non è che vi permettono di fare grandi voli pindarici. Di sicuro non vi concedono un mutuo. Vi faranno storie per darvi un buco di monolocale in affitto, figuriamoci comprare casa.

E quindi ritorniamo all’inizio. Perché non stiamo facendo niente? I nostri genitori hanno fatto il ’68 (o il ’77), hanno lottato per i loro diritti. Sono scesi in piazza e si sono fatti sentire. E noi? Dove siamo?

Forse è vero quello che penso spesso, che siamo una generazione nata e cresciuta nella bambagia, davanti alla TV,  senza una guerra, nemmeno quella raccontata (e chi li ascolta più i nonni?), una generazione che il conflitto l’ha visto solo in Ken il Guerriero e in Dragon Ball.

Dovremmo sentirci fortunati. E invece ci sentiamo solo sperduti, come i bambini di Peter Pan. Senza una via, senza sapere nemmeno per cosa dovremmo lottare. Senza sapere come lottare.

O almeno io mi sento così.

5 pensieri riguardo “E a fan…lo il divano

  1. Cara fan n°1, non credo sia una questione di “colpe”… e di sicuro non è colpa della vostra generazione piuttosto che di un'altra. La verità è che siamo divisi tra chi ha troppo (e mai ci rinuncerebbe per lottare) e ci non ha nulla (e deve già lottare per la sopravvivenza). E le due parti non arrivano mai nemmeno a sfiorarsi. E si finisce per continuare ognuno sulla propria strada, dandosi la colpa a vicenda e in fondo fregandosene della sorte di chi ci siede vicino… In fondo, non lottiamo perché ci sentiamo troppo soli per poterlo fare.

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  2. La colpa è delle leggi, che permettono ai datori di lavoro di fare ciò che vogliono.
    Ragazzi assunti e mollati come fossero figurine, contratti da stagista, apprendista, collaboratore fino allo sfinimento esistenziale.
    E non puoi fare progetti di alcun tipo.

    La colpa è di chi ci governa.

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    1. Sì. La penso esattamente come te. Ricordo che quando eliminarono i cococo e i cocopro pensai: “E ora?”. Perché, per i datori di lavoro, l’assunzione costa troppo e l’alternativa oggi sono lo stage e la partita IVA (fasulla, della serie che lavori 8 ore al giorno per un unico datore di lavoro). Belle prospettive davvero…
      Chi ci governa guarda al proprio interesse, non a quello del Paese. 😦

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