4 motivi per cui scrivo racconti che non pubblico

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Scrivendo il post 3 verità che ho imparato sulla scrittura, e rispondendo a un commento di Lucio Scarpone – che di recente ha pubblicato un libro – mi sono resa conto che, nonostante abbia scritto fiumi e fiumi di parole, neanche ho provato a pubblicare qualcosa.

O meglio, negli ultimi 8 anni di lavoro ho scritto e pubblicato migliaia di articoli (e non è un’esagerazione, vi assicuro) sia per il web sia per la carta stampata.

Ho scritto anche centinaia di post per questo blog che, contro ogni possibile previsione, continua a vivere dopo ben 3 anni (tanti auguri!!)

Però, nonostante abbia scritto tantissimi racconti, non li ho mai pubblicati. Riflettendo su questo dato di fatto, sono arrivata ad alcune conclusioni…

1.
Sono una maledetta perfezionista! Li leggo, li rileggo, li scrivo e li riscrivo di continuo, senza mai arrivare a una forma che sia quella definitiva.

Non sono mai del tutto soddisfatta di quello che scrivo e, alla fine, mi rendo conto che ho paura di scontrarmi con il giudizio degli altri.

Nel momento in cui sono convinta di aver finito un racconto e lo rileggo, ho sempre il timore di non aver fatto abbastanza.

Comincio a pensare che, forse, avrei potuto scriverlo meglio, che potevo dettagliare quel personaggio o quella situazione aggiungendo, o togliendo. E quella parte? Mah, non mi convince. E il finale? Forse sarebbe da cambiare… Insomma, non la finisco MAI!

La verità è che continuo a procrastinare perché è più facile essere una scrittrice quando non si ha un pubblico; in questo modo, non corri il rischio di deludere gli altri.

L’errore che commetto è di lasciarmi bloccare dalla paura di un giudizio che, in realtà, nessuno ha ancora espresso.

2.
In alcuni casi, quando inizio un racconto, spesso so già come andrà a finire e perdo il gusto di raccontare quello che sta nel mezzo, come quando stai leggendo un libro e qualcuno ti svela, per sbaglio, il finale.

Qui gli errori che commetto sono due: il primo è lo stesso di chi vive la vita di inizi – come canta Niccolò Fabi “di eccitazioni da prima volta, quando tutto ti sorprende e nulla ti appartiene ancora” – e di finali “di certo più teatrali”, trascurando completamente quello che sta nel mezzo, ovvero la vita.

Il secondo errore che commetto è questo. Tante volte ho iniziato a scrivere un racconto con la pretesa di sapere come sarebbe andato a finire, poi la storia prendeva altre strade, altre pieghe e il finale cambiava. Quindi… di che mi preoccupo??

La conseguenza è che mi arrendo, mi arrendo di fronte a un ostacolo che, in realtà, è solo dentro la mia testa.

3.
Il terzo motivo è collegato al primo. Non li sento mai finiti, quindi non li pubblico e succede questo. Magari ho scritto un racconto che avevo 14 anni, un racconto che allora mi piaceva e anche tanto.

Il guaio è che, non avendolo pubblicato, lo rileggo alla veneranda età di 34 e penso: “Ma che cos’è questa schifezza? È del tutto da riscrivere!”

Ora, sfido qualsiasi autore a rileggere cose scritte a distanza di 20 anni e a non provare il desiderio di riscriverle in maniera del tutto diversa.

E il motivo è così banale che quasi mi vergogno a scriverlo: nel tempo si cambia ed è normale che cambi anche lo stile, la forma e la sostanza di quello che si scrive.

4.
Quarto e ultimo motivo: non mi dò mai delle scadenze. Con gli articoli o con i post è più facile.

Il tal articolo deve comparire sulla rivista che esce nel mese di giugno, quindi deve essere pronto per quella data. Punto e basta.

Con il blog, o i siti web, hai un certo quantitativo di articoli da scrivere al mese, anche solo perché in una certa data devi inviare la newsletter, quindi per farlo devi organizzare il lavoro e scrivere e pubblicare un tot di contenuti nell’arco di quel mese stesso.

Ecco. Nei racconti non sono capace. Insomma, è un anno e mezzo che ho iniziato a scrivere una raccolta di racconti (ne ho parlato nel post Il blog insegna a trovare il ritmo nella scrittura) e sono ancora a quota 3 completati, 1 da risistemare e 1 in corso d’opera giusto adesso. Non è molto…

Per non parlare di quel benedetto racconto che scrivo da almeno 15 anni (e non scherzo) e tutte le volte mio fratello mi chiede: “Allora? L’hai finito? Dai! Era troppo figo! Finiscilo!”

Insomma, per concludere, adesso che ho anche più tempo libero, sarebbe ora che mettessi da parte tutte le mie stupide paure e mi decidessi a portare a termine almeno una delle storie e dei progetti che ho iniziato!

E intanto…

Ogni vostro consiglio/parere è ben accetto, ovviamente! E Lucio, spero di averti risposto… 😀

5 pensieri riguardo “4 motivi per cui scrivo racconti che non pubblico

  1. Ciao Alice,
    è incredibile quanto mi ritrovi nelle tue osservazioni!
    In effetti provo esattamente le stesse titubanze, lo stesso calo di interesse a metà dell'opera e il timore che i lettori sfornino giudizi implacabilmente negativi ^_^
    Quindi credo che siano dubbi comuni a tutti coloro che scrivono ma che alla fine non pubblicano; quello che mi ripeto sempre comunque è di concedermi tutto il tempo che serve per generare qualcosa di apprezzabile, molto meglio pubblicare poco ma bene che il contrario ^_^

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  2. 1. E noi non siamo forse il tuo pubblico? Certe volte ci facciamo mille domande e diamo mille risposte, ma qualcuna manca all'appelli, tipo 'perche' ostacolo il mio successo visto che ho grandi possibilità e talento? Ascoltati con attenzione e lavora sulle risposte. Non puoi ostinarti ad essere un numero se sei nata per fare la differenza!

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  3. Caro Ilario, se poi pensi che oggi il web permette praticamente a chiunque di dare giudizi e sfornare critiche implacabili… Aaaaiutoooo! 😉

    E mi spaventa anche quello che dice Sara, perché oggi per diventare scrittori apprezzati dal grande pubblico più che saper scrivere, bisogna avere le conoscenze giuste… e sperare che qualcuno ne tiri fuori un film o una serie TV.

    E qui mi rendo conto che, come dice Paola (la nostra cara Lupa), a uno scrittore serve un pubblico, piccolo o grande che sia, ed è vero… in fondo io ce l'ho già. E potrà sembrare stupido, ma è proprio questo pubblico di “fedelissimi” che ho il terrore di deludere…

    … quel pubblico che pensa che se ama leggere i miei post, amerà anche i miei racconti…

    … e mi lascio bloccare da paure che diventano ostacoli, quando basterebbe che io ricordassi a me stessa tutti gli ostacoli che ho già superato.

    Insomma, grazie del vostro sostegno, mio piccolo pubblico. 😊

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