Super orgogliosa dei miei fallimenti

Questo fine settimana ho finito di scrivere la seconda parte del mio romanzo autobiografico e l’ho inviata alla mia writing coach (che in inglese fa più figo) Francesca Sanzo.

Scrivo poesie dall’età di undici anni, racconti da quando ne avevo diciannove e inizi di “qualcosa” da… mah, non saprei, forse da sempre.

Non sono mai arrivata così… avanti.

Mi sono sempre persa lunga la via. Partivo lancia in resta, scrivevo come se fossi posseduta per mesi, anche per anni, senza mai arrivare ad avere una struttura che avesse un senso compiuto.

Mi sono sempre sentita una fallita perché non arrivavo mai alla fine, perché non arrivavo mai nemmeno a metà (per capirci, leggi anche: E ora? Che cosa scrivo?).

Poi ho capito una cosa, ed è assurdo che io abbia impiegato quasi quarant’anni per arrivarci: il fallimento è parte integrante della vita.

Ogni storia che ho iniziato e abbandonato fa parte di me e oggi mi sostiene nella scrittura del mio primo romanzo, come se mi fossi creata delle fondamenta.

Come disse Thomas Edison: «Non ho fallito. Ho solamente provato 10.000 metodi che non hanno funzionato». E ancora: «Non sono scoraggiato. Ogni prova andata male è un passo in avanti».

Quindi, mi lascio qui alcuni punti fermi, giusto per ricordarli a me stessa:

  • Tutto quello che scrivo è fondamentale, almeno per me: La scrittura è questione di esercizio, come la matematica.
  • Tutte le storie che ho iniziato e abbandonato fanno parte di un percorso.
  • Il fallimento è parte della vita: «Non si può avere alcun successo se non si è pronti ad accettare il fallimento». (George Cukor)
  • Non scrivo più solo per me stessa: scrivo anche per te, e per te, e per te. 🙂

E voi?

Quali fallimenti, nel corso della vita, vi hanno portato ad essere quello che siete oggi?

Foto di Andrea Piacquadio da Pexels

17 pensieri riguardo “Super orgogliosa dei miei fallimenti

  1. Guarda: mio figlio si sta affacciando adesso nel mondo del lavoro, e proprio pochi giorni fa – incerto se partecipare ad una difficile selezione – gli ho detto “prova, magari non ti prendono, ma almeno fai esperienza. e se qualcosa non va, la prossima volta migliorerai ed andrà meglio”.
    I fallimenti li subiscono solo coloro che ci provano.

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    1. Concordo in pieno. E ti dirò di più: nel 2007, mio padre trovò un annuncio sul giornale. Mi disse: “Prova ad andare a questo colloquio”. Io non avevo ancora finito l’università e non ero per niente convinta; in pratica ci sono andata più per lui che per me.
      Alla fine mi hanno preso e ho lavorato in quella casa editrice per nove anni. Senza quel lavoro, non sarei mai andata a vivere da sola, non avrei conosciuto Andrea. Fu una vera svolta.
      Questo per dire che, se non ci si prova, non si può sapere se sarà un fallimento o il primo passo verso una nuova vita. 🙂

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  2. Ti risparmio la lista, ma mi piacerebbe riuscire ad approcciarmi alle cose senza la paura di sbagliare e fallire. Una cosa che non ho finito è l’università.. per darti un’idea ho dato 26 esami su 29 senza mai ripeterne neanche uno (con una buona media) e poi ho abbandonato lasciando indietro tre esami che avrebbero dovuto essere una banalità per me.. Ogni “fallimento” effettivamente dovrebbe essere considerato come parte di un percorso e solo provando e riprovando si possono ottenere risultati migliori.

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    1. Io sto cominciando a pensare che non possiamo essere definiti – o peggio giudicati – per quello che lasciamo “a metà” o a “un passo dalla meta”. Comincio a pensare che la vita sia tutta una questione di scelte e ogni scelta significa qualcosa di guadagnato e qualcosa di perso. Non posso più sentirmi una fallita per tutto quello che non ho finito. Voglio solo sentirmi una persona coraggiosa che ha fatto delle scelte e si è assunta rischi e conseguenze. Una persona che si è sempre rialzata dopo ogni batosta, senza mai arrendersi…
      Detto questo: ho passato gran parte della mia vita ad avere paura e a lasciare che la paura mi bloccasse. Ho perso così tante cose, che non potrò mai più vivere e non è stato facile fare i conti con tutti i rimpianti che mi portavo dentro. Non fare il mio stesso errore: vivi più che puoi, vivi tutto quello che vuoi. La vita è troppo breve per lasciarsi frenare dalla paura. E gli errori, alla fine, la rendono degna di essere vissuta.
      Un abbraccio

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      1. Grazie per la tua risposta. Fortunatamente la mia vita da un po’ di anni è decisamente migliorata e sono contenta che anche tu sia ad un altro punto del tuo percorso. Le sfide più grandi sono sempre con noi stessi, ma se non ci auto sabotiamo cedendo alla paura la meraviglia ci aspetta dietro l’angolo ad ogni passo. Auguro anche a te lo stesso: vivi sempre più che puoi, vivi tutto quello che vuoi, sempre 😉 Buona giornata!

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      2. “Le sfide più grandi sono sempre con noi stessi, ma se non ci auto sabotiamo cedendo alla paura la meraviglia ci aspetta dietro l’angolo ad ogni passo”. Bellissima! Da tatuarsela addosso… Grazie… 🙂

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  3. Ho letto la tua “presentazione”. Ho letto gli ultimi articoli ( ma mi riprometto di andare ancora più indietro nel tempo).
    Ho letto insomma e questo perchè ti fai leggere, sei un torrente in piena, dai una sensazione di energia innegabile.
    Hai detto delle sconfitte, delle cose a metà, della confusione che talvolta si insinua nella nostra vita e hai detto la cosa che più mi somiglia – Scrivevo per me stessa, ora lo faccio per condividere-
    Sulla condivisione per esperienza personale ho qualche dubbio velato di malinconia, c’è sempre una dimensione segreta dentro di noi che neanche la scrittura migliore riesce a rivelare; ma tentare per quelli come te ( dovrei dire noi) è un’esigenza fisiologica. Io scrivo da ragazzino come scelta elitaria per comunicare col mondo, penso scrivendo e scrivendo mi riconosco.

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    1. Grazie! I complimenti mi imbarazzano sempre, per fortuna siamo online quindi nessuno piò vedere quanto mi diventino rosse le guance. 🙂
      E sì, concordo, c’è sempre e sempre resterà una parte di noi che non possiamo/vogliamo rivelare nemmeno con la scrittura. Credo debbano restare delle zone d’ombra in cui ripararsi, altrimenti saremmo talmente esposti da… bruciarci.
      Comunque, nessuno mi aveva mai definito “un torrente in piena”. Mi piace tantissimo perché è esattamente quello che sento quando scrivo. E mi sa che puoi capirmi bene perché anch’io, come te, “penso scrivendo e scrivendo mi riconosco”.
      Grazie ancora, di cuore, del commento.

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  4. Il fallimento è una componente essenziale della vita. Nessuno può andare da un successo all’altro e se è così vuol dire che se la racconta. Dai fallimenti si impara moltissimo. Per quanto riguarda i miei fallimenti nel mondo editoriale, ti rimando ad alcuni articoli che ho pubblicato sulla rivista Masticadores Italia e i cui link troverai sul mio blog!

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    1. Concordo al mille per mille e ho letto i tuoi articoli su Masticadores, è da lì che sono approdata al tuo romanzo.
      Detto tra parentesi: lo sto leggendo e mi sta piacendo tantissimo. Però io forse sono di parte. La mia famiglia (per parte di madre) ha le sue origini a Bargi, sul Lago di Suviana, nel Comune di Camugnano, quindi mi sono affezionata a Tetti già dalle prime pagine… 🙂

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      1. Eh, quindi Tetti è lì vicino… 😉
        Sono felice che ti piaccia! Presto uscirà un nuovo romanzo con le avventure di Saverio…
        Perché comunque, fallimento dopo fallimento, qualche piccolo successo prima o poi arriva!

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      2. Nelle tue descrizioni io vedo Bargi, con gli anziani seduti sulle scranne fuori dai portoni di casa, la chiesa posta più in alto del paese, aperta giusto per eventi e celebrazioni particolari, e la casa della Proloco in piazza.
        Leggerò anche il prossimo, sicuro. 🙂

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